MEDIA – Per le case green serve un Recovery plan europeo. Su QN Economia la proposta di Confartigianato

MEDIA – Per le case green serve un Recovery plan europeo. Su QN Economia la proposta di Confartigianato

Il Presidente di Confartigianato Marco Granelli interviene oggi sulla proposta di direttiva Ue per l’efficientamento energetico degli edifici con un ampio approfondimento su QN Economia, l’inserto settimanale dei quotidiani Il Giorno, il Resto del Carlino, La Nazione.

L’obiettivo della proposta consiste nell’accelerare la corsa verso le ‘emissioni zero’, che rappresenta una colonna portante del pacchetto “Fit for 55”, e prevede, entro il 2030, l’innalzamento significativo a livello comunitario dei livelli di riduzione delle emissioni di CO2, all’insegna della volontà di rafforzare e accelerare la transizione ecologica. “Se l’Europa intende spingere in questa direzione – osserva Marco Granelli, Presidente di Confartigianato – deve consentire di affrontare percorsi sostenibili ai singoli Stati ai quali spetta il compito di adottare i provvedimenti nazionali più efficaci per raggiungere l’obiettivo. In pratica, sono indispensabili investimenti pubblici per realizzare quanto previsto dalla direttiva e, di conseguenza, le risorse dedicate devono poter essere considerate al di fuori dei vincoli di bilancio e, auspicabilmente, dovrebbero far parte di un vero e proprio ‘green recovery plan’ europeo”.

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Non è ancora stata approvata, ma la proposta di direttiva comunitaria per l’efficientamento energetico degli edifici ha già scatenato polemiche e preoccupazioni. L’obiettivo della proposta consiste nell’accelerare la corsa verso le ‘emissioni zero’, che rappresenta una colonna portante del pacchetto “Fit for 55”, e prevede, entro il 2030, l’innalzamento significativo a livello comunitario dei livelli di riduzione delle emissioni di CO2, all’insegna della volontà di rafforzare e accelerare la transizione ecologica.
I documenti europei dicono che «gli edifici dovranno consumare poca energia, essere alimentati per quanto possibile da fonti rinnovabili e non dovranno emettere in loco emissioni di carbonio da combustibili fossili». E non può che essere così, visto che oggi gli immobili contribuiscono per il 36% all’emissione dei gas serra e sono responsabili del 40% dei consumi energetici a livello europeo.
Ma non si punta soltanto a raggiungere ambiziosi obiettivi green, bensì anche a realizzare una vera e propria strategia industriale e di investimenti per assegnare all’UE il primato mondiale delle politiche di miglioramento generale delle condizioni economiche, sociali e ambientali.
“Se l’Europa intende spingere in questa direzione – osserva Marco Granelli, Presidente di Confartigianato – deve consentire di affrontare percorsi sostenibili ai singoli Stati ai quali spetta il compito di adottare i provvedimenti nazionali più efficaci per raggiungere l’obiettivo. In pratica, sono indispensabili investimenti pubblici per realizzare quanto previsto dalla direttiva e, di conseguenza, le risorse dedicate devono poter essere considerate al di fuori dei vincoli di bilancio e, auspicabilmente, dovrebbero far parte di un vero e proprio ‘green recovery plan’ europeo”.
In Italia, gli interventi per spingere l’efficienza e il risparmio energetici possono rappresentare anche una spinta importante di rilancio economico, dal momento che, secondo i dati dell’ENEA, nel 2021 la percentuale di immobili appartenenti alla classe energetica G (quella con i maggiori consumi e la minore efficienza) risulta ancora prevalente sul totale degli edifici.
Da questo punto di vista il nostro Paese può vantare un patrimonio eccellente di PMI operanti nel ‘comparto casa’ e un sistema di incentivi ‘green’ che ha dato prova di grande efficacia anche dal punto di vista degli effetti sull’economia.
Secondo Confartigianato, infatti, proprio grazie alla spinta dei bonus edilizia, tra il 2019 e il 2022 ben 2,1 punti di crescita del PIL arrivano dai maggiori investimenti in costruzioni in Italia rispetto al resto dell’Eurozona. L’edilizia ha controbilanciato gli effetti recessivi della pandemia anche sul mercato del lavoro: tra il quarto trimestre 2019 e il terzo trimestre 2022 il settore delle costruzioni ha fatto registrare un aumento di 257mila occupati, a fronte della crescita di19mila addetti nella manifattura e la diminuzione di 160mila occupati nei servizi e di 47mila occupati nell’agricoltura.
Ma si può fare di più e meglio. E’ ancora Confartigianato a far rilevare che, purtroppo, la strada dei bonus edilizia, da maggio 2020 a novembre 2022, è stata costellata di continui stop and go normativi: ben 224 modifiche, una ogni 16 giorni. E così cittadini e imprenditori si sono trovati imprigionati in una vera e propria ragnatela burocratica ingigantita da 29 interventi legislativi distribuiti su 16 differenti leggi, decreti legge e decreti ministeriali, di cui 24 solo nell’ultimo. A questi si sommano 9 provvedimenti del Direttore dell’Agenzia delle entrate e 186 documenti di prassi, costituiti da 6 circolari, 4 risoluzioni, 157 risposte ad interpello e 19 FAQ.
“Abbiamo subito uno stillicidio di modifiche normative – sottolinea il Presidente di Confartigianato Marco Granelli – che ha complicato non poco l’attività delle imprese e i progetti delle famiglie interessate ad effettuare interventi di riqualificazione energetica sulle abitazioni. Un’esperienza culminata con il blocco dei crediti nei cassetti fiscali degli imprenditori e l’incertezza sulla sorte degli incentivi. Questo non è il modo migliore per favorire la transizione green”.
E allora, anche le politiche UE non devono essere interpretate come una minaccia, ma come una grande occasione per cogliere l’obiettivo di ‘emissioni zero’ dei nostri edifici e, contemporaneamente, sostenere la crescita economica e occupazionale.
Il Presidente di Confartigianato sostiene la necessità di “ripensare profondamente il sistema degli incentivi nel settore dell’edilizia. Non devono gravare esclusivamente sulle bollette di famiglie e imprese e, men che meno, generare bolle speculative. Basta con gli interventi spot sottoposti a continui ripensamenti. L’efficientamento energetico del patrimonio immobiliare può essere una grande opportunità per il Paese, ma non deve trasformarsi in vessazione per cittadini ed imprese.
La strada realmente efficace consiste nel progettare una vera e propria strategia strutturale di lungo termine che scandisca l’impiego di risorse pubbliche aggiuntive. In questo modo potremo ottenere un ritorno positivo in termini di crescita del Pil e orientare le scelte dei cittadini sulla qualità e l’efficienza energetica delle abitazioni”.

 

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