STUDI – Italia 1a economia del mare in Ue. Granelli: Mpi protagoniste con 2,5 mln imprese e 5,9 mln addetti
Nelle 66 province costiere – affacciate sul mare o con almeno la metà della popolazione residente entro 50 km dalla costa – che rappresentano l’economia italiana del mare sono attive 2.467.076 micro e piccole imprese (MPI) con 5.898.822 addetti, pari a oltre la metà (54,3%) degli addetti nazionali delle MPI. Le MPI concentrano il 70,7% degli addetti delle imprese delle province costiere, una quota nettamente superiore al 63,4% della media nazionale. Il profilo dell’economia del mare è tratteggiato nell’ultimo Rapporto annuale di Confartigianato. Qui i key data del Rapporto.
In particolare, nelle aree costiere si contano 526.846 le imprese artigiane con 1.238.045 addetti, pari alla metà (48,7%) degli addetti dell’artigianato italiano ed al 14,8% degli addetti nazionali. Per quanto riguarda il turismo, nelle province costiere si concentra il 61,2% delle presenze turistiche totali e il 50,7% di quelle straniere ed in particolare le località marine interessano il 27,1% delle presenze, dietro solo a quelle delle città d’arte (27,6%). In termini di offerta, nei territori costieri si concentra il 57,3% dell’artigianato interessato dalla domanda turistica che offre prodotti e servizi di qualità e contribuisce al trasporto dei turisti.
Nel confronto internazionale l’Italia è al primo posto in Ue a 27 per PIL generato nelle province costiere, pari a 906,8 miliardi di euro e alla metà (50,6%) del PIL nazionale, quota superiore rispetto al 36,6% della media Ue. Il valore dell’economia italiana del mare supera i 786,2 miliardi di euro della Francia (32,3% del PIL), i 713,2 miliardi della Spagna (57,4% del PIL) e i 458,8 miliardi dei Paesi Bassi (56,6% del PIL). L’Italia rappresenta il 12,8% del PIL dell’Ue, ma la quota sale al 17,7% per il PIL dell’economia del mare definita dalle aree costiere.
“Senza artigiani e Mpi – sottolinea il Presidente di Confartigianato Marco Granelli – non esisterebbe l’’economia del mare’ e l’Italia non sarebbe al top tra le mete turistiche più apprezzate a livello internazionale. E’ indispensabile valorizzare questa nostra peculiarità negli interventi di politica economica. In particolare, per quanto riguarda il turismo, va sostenuto il sistema delle imprese artigiane e di vicinato che sono fondamentali per alimentare l’attrattività dei territori italiani”. “L’artigianato – aggiunge Granelli – rappresenta un player di primo piano nell’economia del mare e delle aree costiere, soprattutto nella fornitura di servizi e prodotti (stabilimenti balneari, alimentare e ristorazione, compagnie di trasporto turistico via terra e via mare), ma anche nella produzione di imbarcazioni e accessori, di attrezzatura e abbigliamento tecnico e sportivo. Decisivo è anche il contributo degli artigiani e delle Mpi nell’assicurare la mobilità di merci e persone, con un ruolo fondamentale nell’organizzazione logistica di questa filiera integrata nei porti italiani. Inoltre cittadini e turisti possono fruire di servizi flessibili e ad alta specializzazione offerti dagli operatori artigiani impegnati nel trasporto con imbarcazioni da diporto, motoscafi, bus, taxi e noleggio con conducente”.
La metà (50,7%) del valore aggiunto nazionale è generato dall’economia del mare, la quale ha registrato una maggiore resilienza nella pandemia: tra il 2019 e il 2021, la flessione del valore aggiunto delle province costiere risulta dimezzato rispetto a quello delle restanti province.
Il carattere peninsulare dell’Italia attribuisce un ruolo dominante al Mezzogiorno nell’economia del mare: nel Sud e Isole, infatti, si concentra il 43,0% del PIL dei territori costieri, davanti al 31,5% del Centro, al 20,0% del Nord-Est e al 5,5% del Nord-Ovest e nel Mezzogiorno i territori costieri determinano la quasi totalità (97,6%) del PIL della ripartizione, a fronte di 73,4% del Centro, 43,7% del Nord-Est e 8,5% del Nord-Ovest.
Nei territori costieri si realizza il 34,0% dell’export manifatturiero, pari a 167,4 miliardi di euro, una quota che sale 41,9% per l’export verso l’area del mediterraneo. In particolare la quota tocca il 94,3% per l’export di navi e imbarcazioni, ambito che conta circa 3mila imprese artigiane specializzate in attività cantieristiche e riparazione e manutenzione di navi e imbarcazioni che rappresentano l’88,8% dell’artigianato italiano della nautica, evidenze emerse in un nostro approfondimento in occasione di Seafuture, la fiera internazionale della blue economy e dell’innovazione tecnologica legata al settore difesa svoltasi ad inizio giugno 2023 a La Spezia.
Uno degli asset dell’economia del mare è rappresentato dall’attività portuale, con l’apporto del sistema delle imprese del trasporto merci e della logistica. Prendendo a riferimento i 40 porti principali – ognuno con oltre un milione di tonnellate di merci movimentate in imbarco e sbarco e che insieme concentrano il 96,8% del trasporto marittimo merci nazionale – la regione con maggiore attività è la Sicilia con il 16,8% del movimento merci nel 2021, seguita dalla Liguria con il 14,9%, dal Friuli-Venezia Giulia con il 13,1% e dalla Sardegna con il 10,3%: queste prime quattro regioni insieme concentrano oltre la metà (55,0%) del movimento merci dei porti italiani.
PIL delle aree costiere in 22 paesi Ue
Anno 2019. Milioni di euro. Sono esclusi: Austria, Lussemburgo, Repubblica Ceca, Slovacchia e Ungheria – Elaborazione Ufficio Studi Confartigianato su dati Eurostat
Trasporto marittimo merci nei principali porti per regione
Anno 2021, % tonnellate di merce imbarcata e sbarcata nei primi 40 porti – Elaborazione Ufficio Studi Confartigianato su dati Istat
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