MEDIA – Granelli su Il Foglio: ‘Corpi intermedi e associazioni sono patrimonio e investimento per il futuro del Paese’

MEDIA – Granelli su Il Foglio: ‘Corpi intermedi e associazioni sono patrimonio e investimento per il futuro del Paese’

Il Presidente di Confartigianato Marco Granelli interviene oggi sul quotidiano ‘Il Foglio’ per ribadire l’importanza del ruolo dei ‘corpi intermedi’ e dell’associazionismo d’impresa.

“Il richiamo alla loro importanza fatto dall’On. Giorgia Meloni nei giorni scorsi – sottolinea Granelli – ci fa ben sperare in una rinnovata attenzione ad un patrimonio prezioso che anche le gravi difficoltà degli ultimi anni non sono riuscite ad incrinare”.

Tutt’altro che in declino, come qualcuno in questi anni ha voluto far credere, secondo il Presidente di Confartigianato, i corpi intermedi esprimono “i valori dello ‘stare insieme’, del ‘fare squadra’, del ‘fare rete’, hanno vinto sui rischi della disgregazione e dell’isolamento e costituiscono le fondamenta sulle quali bisogna ricostruire un percorso di sviluppo”.

Leggi di seguito il testo dell’intervento del Presidente Marco Granelli su ‘Il Foglio’.

In questi giorni è tornato d’attualità il ruolo dei cosiddetti ‘corpi intermedi’.

Il richiamo alla loro importanza fatto dall’On. Giorgia Meloni ci ha rincuorato e ci fa ben sperare in una rinnovata attenzione all’associazionismo d’impresa, un patrimonio prezioso che anche le gravi difficoltà degli ultimi anni non sono riuscite ad incrinare.

Al contrario, i valori dello ‘stare insieme’, del ‘fare squadra’, del ‘fare rete’, hanno vinto sui rischi della disgregazione e dell’isolamento e costituiscono le fondamenta sulle quali bisogna ricostruire un percorso di sviluppo.

Spesso, in questi anni, ho sentito parlare di associazionismo al tramonto. Qualcuno ha definito i corpi intermedi demodè, inutili, addirittura dannosi.

Ma io dico che senza comunità di intenti e condivisione di obiettivi si finisce presto nell’individualismo egoistico che non fa crescere l’economia e la società.

Del resto, che Italia sarebbe senza associazioni di rappresentanza degli interessi diffusi? Non esisterebbe quella rete di relazioni, solidarietà, stimoli, mutualismo, emulazione, spinta a migliorare che caratterizza il nostro sistema imprenditoriale. Non esisterebbero risposte rapide e concrete ai bisogni degli imprenditori: penso, ad esempio, per quanto riguarda un’Organizzazione come Confartigianato, ai consorzi fidi per l’accesso al credito, agli enti bilaterali per la gestione del mercato del lavoro e del welfare, al modello della contrattazione sindacale e degli ammortizzatori sociali, ai consorzi per l’export e per ottimizzare l’acquisto di energia, alle iniziative per promuovere l’innovazione e la digitalizzazione.

Non esisterebbe la preziosa ‘cinghia di trasmissione’ tra le aspettative degli imprenditori e le istituzioni. Una funzione essenziale dei ‘corpi intermedi’ che trasforma le tensioni in una spinta propositiva, fa leva su senso di responsabilità e coscienza civica per esercitare i propri diritti in un confronto democratico e finalizzato a trovare risposte efficaci, evitando sterili contrapposizioni e ‘derive‘ di piazza.

Per questo, dico che tutti dobbiamo impegnarci a difendere ed alimentare il patrimonio dell’associazionismo d’impresa. E’ un investimento per noi, per le nuove generazioni, per il futuro del nostro Paese.

Siamo in una fase molto difficile. Prima la pandemia, ora la guerra nel cuore dell’Europa, con la sua crisi umanitaria e i gravi effetti sulla nostra economia.

E’ proprio ora che l’associazionismo d’impresa riemerge in tutto il suo vigore contemporaneo, assume responsabilità ancora più fondamentali per offrire alle aziende il sostegno – eccezionale e concreto – indispensabile per resistere a tempi così critici.

Le associazioni devono essere oggi più che mai dinamiche e reattive per accompagnare gli imprenditori nell’utilizzo delle nuove tecnologie, sostenerli nel cogliere le opportunità della rivoluzione digitale e delle aggregazioni in rete, affiancarli nel posizionamento su nuovi mercati per portare nel mondo l’eccellenza manifatturiera.

Abbiamo il compito di trasmettere loro forza e fiducia, affinchè possano continuare a costruire il futuro del made in Italy, ad esprimere i valori del lavoro artigiano, il saper fare ad arte, la qualità, la creatività che mantengono forte il buon nome delle nostre produzioni nel mondo.

Ma deve cambiare anche l’atteggiamento di chi guida il Paese. Cambiare significa guardare la nostra realtà produttiva, di cui le piccole imprese sono la stragrande maggioranza, e agire di conseguenza.

In Italia, purtroppo, nonostante le buone intenzioni, il rischio di complicare la vita agli imprenditori e di caricarli di nuovi costi è sempre dietro l’angolo.

C’è ancora molto da fare. Le imprese hanno bisogno di uno Stato che dia loro fiducia e che investa sui migliori talenti.

Serve un’Italia ‘a misura’ di 4 milioni di artigiani e di micro e piccole imprese che contribuiscono a fare del nostro Paese la seconda manifattura d’Europa dopo la Germania e che si battono per restare competitivi.

Perché il problema del nostro Paese non è la taglia delle aziende, ma, troppo spesso, l’ambiente che le circonda.

Le sfide del futuro si vincono anche con la forza e l’orgoglio della propria storia. Questo per dire che, di fronte alle profonde e traumatiche trasformazioni che stiamo vivendo, gli imprenditori italiani hanno bisogno come non mai di presidi di comunità che li guidino nel cambiamento, rispettando però identità, tradizioni, inclinazioni, cultura.

Questa è l’essenza del ruolo delle associazioni di rappresentanza come Confartigianato che oggi sono chiamate a uno sforzo senza precedenti per comprendere dove va il mondo e accompagnare e spronare gli imprenditori, proteggere ed esaltare le loro competenze che oggi tutti riscoprono e apprezzano come fattore distintivo dell’unicità dei prodotti italiani sui mercati internazionali.

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