EVENTI – Da Confartigianato e Symbola ‘Artigiani del futuro’. 100 storie per un nuovo sviluppo sostenibile
“Artigiani del futuro. 100 Storie”, il rapporto promosso da Fondazione Symbola, Confartigianato, Cna e Casartigiani è stato presentato oggi al convegno organizzato nell’ambito del Seminario estivo di Fondazione Symbola in corso a Mantova.
All’evento sono intervenuti, tra gli altri, il Presidente di Confartigianato Marco Granelli, il ministro delle Imprese e del Made in Italy Adolfo Urso, Domenico Sturabotti, direttore di Fondazione Symbola; Stefano Micelli, docente all’Università Ca’ Foscari di Venezia, presidente spin-off Upskill 4.0.
È stato consegnato alle imprese presenti all’evento e inserite nel rapporto l’attestato Artigiani del futuro, un riconoscimento con la seguente motivazione: “Per l’esemplare testimonianza di impresa italiana ispirata ai valori dell’artigianato. Per la capacità di tenere insieme tradizione manifatturiera, tensione all’innovazione, sostenibilità, legami con il territorio e le comunità, contribuendo così ad un’economia più a misura d’uomo e per questo più coesiva e competitiva”.
“Il rapporto ‘Artigiani del futuro’ – sottolinea Marco Granelli, presidente di Confartigianato – descrive le piccole imprese che fanno grande l’Italia, protagoniste del nostro tempo e delle prospettive di sviluppo economico e sociale. Le 100 storie raccolte dal Nord al Sud del Paese testimoniano la capacità delle imprese ‘a valore artigiano’ di coniugare eccellente tradizione manifatturiera e innovazione tecnologica e digitale per dare vita a prodotti e servizi belli, ben fatti, personalizzati e durevoli, con un occhio attento alla sostenibilità ambientale, alla valorizzazione del territorio e delle sue risorse, alla trasmissione di competenze ai giovani. Gli artigiani sono baluardo culturale e presidio identitario del nostro Paese, imbattibili autori di ‘pezzi unici’, ambasciatori del made in Italy nel mondo e, al tempo stesso, ben radicati nelle comunità locali di appartenenza cui apportano benessere economico e coesione sociale”.
Il rapporto racconta attraverso numeri e storie il valore dell’artigianato e delle piccole imprese che rappresentano una infrastruttura che alimenta le produzioni del made in Italy e l’idea di qualità italiana nel mondo. Un sistema che alimenta la capacità di affrontare le sfide del futuro legate all’innovazione e alla sostenibilità e rappresenta il 99% delle imprese.
Imprese che hanno una maggiore facilità ad organizzarsi in reti e distretti, quindi a collaborare. Sono infatti oltre il 96% i contratti di rete con capofila una micro o piccola impresa, e oltre 33 mila quelle coinvolte. Dei 6.553 contratti in essere, 5.731 hanno a capo una micro (87%), 568 una piccola (9%) e solo 254 una medio-grande (4%). Ne è un esempio virtuoso il distretto veneto della giostra, in cui nel tempo le piccole imprese specializzate in attività artigianali e dalle competenze uniche hanno deciso di affrontare il mercato mondiale unendosi in un sistema ricco di tradizione, innovazione ed eccellenza.
Le 100 storie raccolte nel rapporto danno un volto a questi numeri: dalla meccanica alla cultura, dall’artigianato artistico allo sport, passando per i comparti più tipici del made in Italy come moda, arredo e agroalimentare. Storie che restituiscono una foto aggiornata dell’artigianato e della sua capacità di legare tradizione manifatturiera, innovazione, sostenibilità, territorio e comunità, contribuendo ad un’economia più a misura d’uomo e per questo più coesiva e competitiva. Un sistema diffuso lungo tutto il territorio nazionale, che preserva antichi saperi innovandoli oltre a rappresentare in molte aree un presidio economico e di coesione sociale.
Guardando al territorio, le imprese artigiane rappresentano un vero e proprio presidio dell’economia nei piccoli comuni (<5.000 abitanti), in cui rappresentano il 99,4% delle imprese extra-agricole presenti, e nel 69,2% dei piccoli comuni italiani anche la totalità dell’occupazione nel territorio.
Andando ad analizzare la distribuzione delle micro e piccole imprese per area geografica, i piccoli comuni del Nord-ovest concentrano la quota maggiore di micro (38,5%), seguiti da Mezzogiorno (29,5%), Nord-est (19,6%) e Centro (12,3%). Anche le piccole imprese sono concentrate maggiormente nei piccoli comuni del Nord-ovest (43,1%), la quota minore invece è al Centro (10,8%). Questo tessuto produttivo risulta inoltre fondamentale a tenere vivi e ad alti livelli di competitività alcuni settori centrali del made in Italy. È il caso della cultura e creatività, in cui la quasi totalità degli operatori del comparto è composta da micro e piccole imprese, e questo accade particolarmente nel mondo del progetto: design e architettura, settori in cui l’Italia vanta una leadership europea.
Lo stesso vale per il comparto agroalimentare, dove l’Italia è leader in Europa per numero di prodotti certificati DOP, IGP e STG, e in questo contesto le micro imprese sono oltre il 91% delle imprese che producono IGP e quasi il 95% per le DOP, a sottolineare il ruolo di custodi di grandi eccellenze del Paese.
Sull’occupazione, oltre il 63% del totale dei lavoratori in Italia è impiegato in imprese di piccole dimensioni che si confermano importante hub anche del lavoro giovanile. Il 68% dei giovani trova la prima occupazione in micro o piccole imprese e sono un milione gli impiegati under 30, a fronte di circa 751 mila giovani sotto i 30 anni nelle medie e grandi imprese. Tra le micro e piccole, la presenza di imprese guidate da donne o a prevalenza femminile è superiore rispetto alle altre classi dimensionali: oltre un’impresa micro su cinque è femminile, una su sei se si considerano le piccole. Solo una su sedici è guidata da donne se si passa alle medie e grandi. Sul totale delle imprese femminili del nostro Paese, il 96,7% è micro. In prima linea anche nell’integrazione: l’83% dei lavoratori stranieri è occupato in una micro o piccola impresa, e oltre il 99% di quelle straniere è di piccola dimensione.
Nell’ultimo quinquennio sono state 472.630 le micro e piccole imprese (rispettivamente 377.880 le e 94.750) che hanno effettuato eco-investimenti su un totale di 531mila aziende. Confrontando i quinquenni 2011-2015 e 2017-2021, le micro e piccole hanno aumentato la quota di investimenti green rispettivamente del 44,8% e del 36,1% (medie e grandi insieme +39,7%). Inoltre, il 61,9% dei nuovi contratti di lavoro in cui sono state richieste competenze green è stato stipulato nelle micro e piccole imprese (2021). Anche ricerca e sviluppo in chiave green sono trainate da queste realtà: i brevetti italiani relativi a energie alternative e gestione di rifiuti e inquinanti depositati a livello europeo da micro e piccole imprese sono oltre il 55% del totale (25% medie, 20% grandi). Nello specifico dei brevetti per la gestione dei rifiuti- trattamento e smaltimento dei rifiuti, riuso di materiali di scarto, controllo dell’inquinamento e combustione dei rifiuti- le micro e piccole imprese hanno depositato oltre il 60% dei brevetti italiani.
“Parlando di piccole imprese e artigianato alcuni pensano ad un punto di debolezza della nostra economia. Non è così. La propensione delle imprese artigiane – dichiara Ermete Realacci, presidente della Fondazione Symbola – a collaborare accompagna la nostra capacità di creare coesione e innovazione. Questo rapporto comunica attraverso i numeri e le storie il valore di questo sistema che alimenta la capacità di affrontare le sfide del futuro legate all’innovazione e alla sostenibilità. La foto che emerge dal rapporto conferma che il Paese può affrontare le sfide che abbiamo avanti chiamando a raccolta i nostri talenti senza lasciare indietro nessuno. E che come dice il Manifesto di Assisi non c’è nulla di sbagliato in Italia che non possa essere corretto con quanto di giusto c’è in Italia”.
Consulta e scarica il rapporto ‘Artigiani del futuro. 100 storie’
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